Comune di Monte Marenzo

Brevi cenni storici e informazioni utili sul Comune di Monte Marenzo

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Descrizione

Sede municipale

Le vicende di Monte Marenzo: brevi cenni storici

Come molti dei nostri paesi le colline di Monte Marenzo iniziarono a coprirsi di veri piccoli abitati in epoca romana, lungo una diramazione della strada Bergamo-Como; durante le invasioni barbariche ebbero fortificazioni scomparse, probabile origine della "corte" che è ricordata nel 1137, quando esisteva pure la chiesetta di Sant'Alessandro a Turni. Il paesaggio medievale era allora già variegato e ricco di vigne e ronchi, trattato a coltivi irrorati da ruscelli. Molte proprietà appartenevano al monastero di Pontida, che l'aveva ottenute per donazione da vari nobili fra cui i de Villa e i Marenzi, forse antenati dei successivi Capitanei o Cattanei di Marenzo.

1980: Cascina Costa

In quel tempo la collina di Santa Margherita era coronata da un castello, detto in seguito di Cantagudo: i suoi resti stanno
emergendo in recenti scavi; fuori la cinta sorgeva l'oratorio romanico di Santa Margherita ora ripristinato, il quale contiene uno dei più delicati cicli di affreschi del tardo Trecento con scene delle storie della santa.

Dopo la pace del 1185 col Barbarossa la zona entrava nell'orbita del Comune di Bergamo, che nel 1238 era in possesso del castello di Marenzo e del suo territorio. Nel 1216 era però già in atto il Comune rustico provvisto anche di una sua parrocchia relativamente autonoma dalla plebana milanese di Brivio: almeno dal 1234 ne furono centro la chiesa di San Paolo e nel contempo quella di San Michele detta della Bretta ossia di Torre de Busi, paese col quale esistevano antichi legami; Monte Marenzo rimase alla diocesi di Milano fino al 1787, per passare poi alla diocesi di Bergamo, mantenendo però il rito ambrosiano.

Il Comune di Marenzo fu schierato con i guelfi; dopo la formazione dello Stato visconteo del 1335, si sollevò più volte contro i Visconti, seguendo le famiglie dei Colleoni e dei Capitanei; sostenne quindi prima Pandolfo Malatesta e poi Tuzzano Rota, entrando nel 1433 nel territorio della Repubblica Veneta, alla quale rimase fino al 1797, con tutta la Valle San Martino.

Nella nuova condizione politica, si rese del tutto autonoma la parrocchia di S. Paolo nel 1435; l'ampliamento della chiesa del 1494 rappresentava anche il felice momento economico del paese, che aveva alta produzione di grani e vini, buoni pascoli anche sulle terre intorno all'Adda e i molini di Ravanaro, alcuni in seguito trasformati in officine del ferro.

La gran parte della popolazione, circa 360 abitanti nel 1597, era però formata da poveri braccianti, poichè le terre erano dominate da poche famiglie, Cattaneo, Ginammi, Mangili, Corazza, le quali continueranno per secoli ad essere grandi proprietarie, creando un tessuto molto ampio di case coloniche e terre a mezzadria. Il paese era costituito da numerosi abitati, Turni, Ravanaro, Fornace, Carobbio, Torre, Portola, Piudizzo, Costa, per la più parte formati da cascine a corte esposte verso sud ed ovest.

Dopo la grande peste il paese riprese a prosperare nella sua economia caratterizzata dalla vite, aumentando le masserie e offrendo lavoro a nuovi immigrati, così che la popolazione nel 1685 contava 580 abitanti.

Nel Settecento, la sistemazione della strada fra Cisano e Lecco, favoriva l'utilizzo della costiera di Bisone lungo l'Adda, con nuove cascine, coltivi, pescagione, trasporto di merci su barche. In paese si insediavano artigiani, il sarto, il tornitore, l'oste; si cuoceva calce e si cavava pietrame. Segno della prosperità fu la ricostruzione della parrocchiale, in belle forme tardo barocche, a partire dal 1769.

Caduta la Repubblica veneta nel 1797, Monte Marenzo fu assegnato al dipartimento del Serio e al distretto di Caprino; quindi passava al lombardo-veneto, dopo alcuni sconvolgimenti del 1814.

I possidenti Pietro Sozzi e Teresa Mallegori, fervidi mazziniani, insieme con i fratelli Serpieri abitanti alla Torre, furono l'anima del movimento per l'indipendenza italiana; il popolo partecipò all'insurrezione del 1848 e alla lunga resistenza di quell'autunno contro il ritorno degli austriaci; nel 1859 poi il paese accolse 500 soldati garibaldini in marcia verso Bergamo.

La seconda metà dell'Ottocento vedeva il miglioramento delle case coloniche, dove la gente era sempre più abile non solo nella produzione del vino ma pure nella coltivazione del baco da seta: per questo i marenzini erano particolarmente e ricercati dalle varie comunità dei territori di Brescia, Verona e Cremona. Già nel primo Seicento si coltivavano i gelsi e probabilmente si attuava la filatura della seta; di una filanda si ha notizia però solo nel 1775; essa apparteneva ai Barachetti, i quali avviarono poi intorno al 1835 un grande impianto serico al Butto, impresa destinata a diventare di notevole importanza, avendo assorbito gli stabilimenti della ditta Bovara di Valmadrera e Milano. In luogo la trattura serica Barachetti dava lavoro nel 1891 a 64 operaie, e fino a 110 nel 1920; la ditta proseguì l'attività fino alla crisi degli anni Trenta, mentre era già cessata l'altra ditta serica Agudio avviata al principio del secolo. Altre ditte erano delle tornerie, una cava da cemento, qualche officina da fabbro. Il riordino delle strade intorno a Cisano, l'apertura della linea ferroviaria
Bergamo-Lecco, l'ampliamento dell'arteria di attraversamento del paese da S. Gregorio a Fornace e Butto, favorivano i collegamenti con Cisano e con Calolzio, sui quali paesi però man mano si spostavano gli abitanti per lavoro.

Negli anni Venti, perciò, Monte Marenzo viveva un nuovo isolamento, accentuato dalla crisi industriale; le case coloniche videro perciò un notevole avvicendamento di famiglie, ma anche il rinnovo e il potenziamento, così che, pur con gli onerosi patti agrari, si ricreava in Monte Marenzo una condizione
agricola predominante rispetto agli altri paesi della valle; le grandi proprietà terriere vennero favorite a coprire di vigne gran parte del territorio utile, rafforzando una specifica identità del paese fino all'ultimo dopoguerra.

Dal 1970 il decentramento industriale scopriva anche queste terre, sia dentro le amene colline, sia lungo la strada statale fra Lecco e Bergamo, nella zona della Levata di Bisone, dove si sono man mano formate, ampie fabbriche e residenze.

Il calo demografico quindi si fermava, per salire dai 642 residenti del 1961 ai 1187 del 1981 e ai 1785 del 1997; questo è dovuto alla presenza di un centinaio di imprese, per la maggior parte  di carattere artigianale e dai nomi piuttosto noti; ma ne sono motivo anche il restauro e il riuso dei vecchi abitati, per i quali nell'ultimo decennio si sono creati consistenti servizi.

Si deve però sottolineare che le risorse ambientali e paesaggistiche, man mano tutelate e valorizzate, hanno formato e tutt'ora rappresentano l'attrattiva più interessante di una pur modernissima comunità.

Il novecento, la memoria

La storia di una comunità non è fatta solo di documenti ufficiali, ma anche del tessuto di conoscenze, comportamenti, valori, aspetti della vita quotidiana materiale ed affettiva, vissuto dalla cosiddetta gente comune.

Gli ultimi 50 anni hanno segnato un profondo mutamento nei modi di vivere e lavorare anche nella realtà di Monte Marenzo, dove il primato dell'agricoltura lascerà il posto ad altre attività (soprattutto di tipo artigianale e industriale) e le comunicazioni con il territorio circostante ne allargheranno i confini, trasformandone a poco a poco il quadro sociale.

Chi ha vissuto il "prima" e il "dopo" di questo grande cambiamento e ne è stato testimone diretto, può oggi, ancora per poco, offrire a noi il prezioso racconto della propria memoria: e gettare una luce su un passato recente, ma simile per tanti aspetti ad un passato anche più lontano, che possiamo così vedere quasi da vicino, e trarne forse qualche indicazione per il futuro.

Non sono poche le persone che abbiamo ascoltato (i loro nomi sono elencati nel libro alle pagg. 18/19 e richiamati nelle citazioni) o che hanno fornito fotografie, oggetti, documenti, o si sono prestate a ricostruire manufatti tradizionali.

Così nascono le Schede sulla Memoria che corredano il libro.
Le testimonianze che ne stanno alla base sono state raccolte (registandole su nastro magnetico) tutte a Monte Marenzo in periodi diversi compresi tra il 1979 e il 1999.

Ecco i titoli delle schede:

  • Le strade a piedi: le donne, la filanda, il canto le stelle e altro ancora.
  • I nomi dei sentieri secondo la tradizione orale.
  • Mappa dei toponimi.
  • Il bosco: economia, lavoro, regole.
  • La palude come risorsa: raccolta, pesca e caccia nella zona dell'Adda.
  • Una grande festa in paese: 5 ottobre, la Madonna del Rosario.
  • La stòria dèl bucì: una favola in dialetto raccolta a Monte Marenzo.
  • "La casciàda": un racconto dalle origini lontane tra paura e magia.
  • La bachicoltura domestica: un impegno per tutta la famiglia contadina.
  • La filanda: una testimonianza esemplare.
  • Rogazioni e "starelà": rituali propiziatori per la campagna.

Le Sequenze fotografiche proseguono per immagini il racconto della memoria. In particolare documentano le fasi costruttive di due manufatti di tradizione contadina: La scopa di saggina (scua de mèlga) e la baitella in canne di palude (baèta).

L'attenzione verso queste testimonianze, l'impegno che ci siamo dati ad essere precisi nel registrare questa memoria, il tentativo di riordinarla per temi, di riferirla ad un determinato contesto storico sociale, di suggerire interpretazioni e confronti anche con altre fonti o studi: tutto questo può dare valore di "documento", di fonte storica, ad una foto di famiglia, ad una fiaba o un racconto di vita, ad una filastrocca tradizionale, ad un particolare procedimento di lavoro. Un documento locale, che acquista più senso se inserito in un quadro più ampio. Una tessera che si aggiunge a quel "mosaico etnografico" che in questi anni si va componendo anche per il territorio lecchese. 

Il mosaico però è ancora più grande e ci porta ben al di là dei confini di un territorio, di una regione. Raccogliere e documentare le particolarità locali di una cultura, ha infatti senso solo e proprio per aprire il confronto, per dilatare i limiti della piccola storia di paese, ampliarne la prospettiva ed anche il valore.

Per trovare, nelle tante diversità, le somiglianze, a volte sorprendenti (la baèta di Monte Marenzo potrebbe ricordare una capanna africana o celtica...) con altre culture, di luoghi e di tempi magari molto lontani.

Per rintracciare insomma il fondo comune e universale: quello della più grande storia dello stare al mondo dell'uomo. La presenza oggi, anche nel nostro comune, di abitanti provenienti da parti diverse del mondo, può offrire un'occasione in più di conoscenza e confronto.

Volume: "Monte Marenzo tra storia, ambiente, immagini e memoria

 "Il paese dalle origini a metà Novecento raccontato attraverso documenti storici, artistici e testimonianze dirette, trasformazioni del paesaggio naturale ed antropico, immagini d'archivio e inediti reportages fotografici. Un libro dedicato agli abitanti venuti prima di noi, ai cittadini di oggi ed a quelli che verranno. Un volume rilegato, di 240 pagine e 250 illustrazioni in bianco e nero e a colori, edito dal Comune di Monte Marenzo, curato dalla Cattaneo Paolo Grafiche."

Questo libro...
di Sergio Vaccaro

In questo anno 2000 ricorre il venticinquesimo di fondazione della Biblioteca Comunale. Per l'anniversario è arrivato ai cittadini il "regalo" della nuova sede ed ora questo secondo dono: il volume "Monte Marenzo tra storia, ambiente, immagini e memoria". L'idea di realizzare una "ricerca storica" su Monte Marenzo nacque diversi anni fa proprio in Commissione Biblioteca, come esigenza di riordinare ed approfondire le notizie sul paese. La proposta fu poi rilanciata nelle riunioni del Dipartimento Istruzione e Cultura, dove si formulò l'ipotesi di redigere una Guida storico-ambientale che si rivolgesse, oltre che ai cittadini, anche ai ragazzi delle scuole, per permettere loro di scoprire le proprie radici.
I "Notiziari" della Biblioteca, pubblicati nei primi anni '80, che riportavano i racconti degli anziani abitanti su temi quali il lavoro in filanda, la festa del paese, la Levata, furono il primo seme di una ricerca più vasta condotta poi da Cristina Melazzi per questo volume, con lo scopo di documentare con le testimonianze orali la vita in paese nel più recente passato.

Una breve ricognizione sulle origini della nostra comunità fu svolta per il Comune a fine degli anni '80; ma è del marzo del 1995 la delibera con cui l'Amministrazione Comunale affidò ad Angelo Borghi, storico, autore di numerose pubblicazioni sul territorio lecchese, l'incarico di condurre, su basi scientifiche, il compito non facile di trovare nei documenti del passato tracce della nostra storia. Ma la ricostruzione del passato di un paese può essere messa alla luce anche attraverso la "lettura" attenta delle testimonianze lasciate dagli uomini e dalle donne che, nel corso dei secoli, hanno abitato il nostro comune.
Allora i preziosi studi sulle case, le chiese, le testimonianze archeologiche, il territorio, l'ambiente, condotti dagli altri collaboratori di questo libro, contribuiscono a chiarire meglio il quadro in cui "le vicende antiche" di Monte Marenzo si sono svolte.

Copioso è stato il materiale raccolto in questi cinque anni e difficile decidere poi cosa potesse trovare spazio in questo volume. Il compito di scegliere un'immagine, datarla ed indicarne la provenienza è stato laborioso quanto quello di verificare in modo incrociato i contributi che i vari Autori ci facevano giungere, ognuno da una diversa prospettiva. A noi è toccato il compito di dare organicità al materiale raccolto, così come competeranno alla Biblioteca ed al Dipartimento Istruzione e Cultura i compiti di conservarlo e divulgarlo.

Sergio Vaccaro
Biblioteca Comunale di Monte Marenzo

Le immagini di questo libro

Le immagini di questo libro sono parte integrante del ritratto del paese. Un ritratto che è stato possibile costruire poco alla volta, solo grazie alla collaborazione di tanti cittadini di Monte Marenzo che hanno aperto gli album di famiglia o le porte di case, cantine, solai, per consentirci di ritrarre oggetti del passato o luoghi ed ambienti in alcuni casi davvero "storici", come la cantina Agudio e la filanda Baracchetti.

Documenti visivi inediti e di grande interesse restano l'immagine del gruppo nella cantina di Casa Corazza, risalente alla fine Ottocento, e quella relativa alla raccolta dei bozzoli nella casa colonica di Forcella scattata nel 1941 da Enrico Giusto Colombo. Alcune persone hanno dato la loro disponibilità per veri e propri servizi fotografici. A tutti va il nostro ringraziamento.

Le fotografie proposte rappresentano solo una scelta dall'ampio materiale raccolto o realizzato, conservato in copia presso la Biblioteca e che potrà diventare oggetto di mostre tematiche. La documentazione visiva a corredo del libro non è esclusivamente fotografica, proviene da più fonti ed ha coinvolto più persone.

Il lavoro di raccolta ed ordinamento delle fotografie dalle famiglie, avviato nel '96 con un 'invito al prestito' dalle pagine di Cronache, è stato curato, con costanza e passione, da Luciana Pagnin.

       

La documentazione visiva a corredo del libro non è esclusivamente fotografica, proviene da più fonti ed ha coinvolto più persone:

  • Il lavoro di raccolta ed ordinamento delle fotografie dalle famiglie, avviato nel '96 con un 'invito al prestito' dalle pagine di Cronache, è stato curato, con costanza e passione, da Luciana Pagnin.
  • Giorgio Toneatto ha prodotto un archivio su negativi di tutto il materiale così raccolto ed ha offerto la propria competenza per realizzare una vasta ed accurata documentazione fotografica. E' autore in particolare delle sequenze sulle tecniche costruttive contadine.
  • La Biblioteca Civica ha fornito immagini dal proprio archivio, tra cui quelle provenienti da un lavoro professionale affidato a Carlo Pozzoni nel 1980.
  • Gli Uffici Comunali hanno messo a disposizione la cartografia redatta per il Piano Regolatore Generale del 1999, nonché immagini d'archivio e mappe storiche.
  • Don Renato Carminati ha reso possibile la realizzazione delle riprese fotografiche nei luoghi del culto, dando accesso anche ai documenti visivi conservati in Parrocchia.
  • Una preziosa documentazione d'archivio e fotografica è stata fornita dagli studiosi Chiara Rostagno e Fabio Bonaiti, che hanno curato la sezione su Santa Margherita.
  • Le elaborazioni grafiche inedite relative ai siti di Costa e Ravanaro, sono state redatte da Francesco Macario, precedute da un consistente gruppo di immagini/prova scattate nel 1997 da Mauro Bonfanti per una prima ricognizione sullo stato dei vecchi nuclei a Monte Marenzo.
  • Altre immagini infine provengono dai collaboratori o da cittadini diversamente interessati a documentare paesaggio, avvenimenti o trasformazioni del nostro paese.
Come avere il libro

Una copia del libro è gratuita per ogni nucleo familiare di Monte Marenzo e si può ritirare presso l'Ufficio Segreteria del Comune. Chi volesse dare un contributo libero può farlo presso gli Uffici Comunali.
Il ricavato sarà destinato ad incrementare il patrimonio librario della Biblioteca Comunale e per creare l'Archivio Storico di Monte Marenzo. Ogni ulteriore copia del libro, richiesta dai cittadini di Monte Marenzo, è in vendita presso gli Uffici Comunali e presso la Biblioteca Comunale al prezzo di 20,66 Euro fino ad esaurimento scorte. Per tutti gli altri (cittadini non residenti) il prezzo del volume al pubblico è di 25,82 Euro. I volumi sono in vendita presso gli Uffici Comunali, presso la Biblioteca Comunale e presso le librerie della zona

Ambiente - a cura delle Guardie Ecologiche della Valle S. Martino

La pianura

La zona pianeggiante del comune di Monte Marenzo è localizzata sulla sponda sinistra dell'Adda ed è da considerarsi a tutti gli effetti una "zona umida" tanto che l'associazione predominante della vegetazione presente in questa fascia è il canneto. Quest'ambiente ha subito l'influenza dell'uomo che da secoli lo sfrutta per poterne ricavare la canna palustre (Phragmite communis) utilizzata nei diversi settori artigianali come la costruzione di capanni, di sedie e di piccoli oggetti.

La canna palustre è, infatti, la più alta graminacea italiana: ha fusti duri e rigidi che persistono tutto l'inverno; anche le foglie larghe sono coriacee e possono essere utilizzate come materiale d'opera. La pianta presenta infiorescenze erette, ogni fiore è composto da fitte frange di fiori bianchi e setosi; i rizomi radicanti formano un reticolo intricato sopra il fango su cui crescono rendendone difficile l'estirpazione. Nell'ambiente dove predomina la canna palustre è possibile trovare l'ontano nero e il salice, tra le specie arboree, la caltha palustre (Caltha palustris), il nafur (Nuphar luteum) e la rarissima felce florida (Osmunda regalis), tra le specie erbacee.

Di particolare rilevanza ambientale sono inoltre i prati limitrofi, prati che pur essendo periodicamente sfalciati, per parecchi mesi all'anno subiscono le inondazioni e pertanto sono da considerarsi a tutti gli effetti facente parte della "zona umida". In questo ricchissimo e delicatissimo ambiente è possibile ritrovare numerose orchidee selvatiche tra cui: Epipactis palustris, Orchis laxiflora, Dactylorhiza incarnata. Recentemente inoltre è stata rilevata la presenza delle rarissime Spirantes aestivalis e Dactylorhiza loseli.

La collina (zona rocciosa)

Il passaggio fra la zona di pianura e la zona collinare è repentino e consente di osservare il netto variare della vegetazione. Nella fascia "rocciosa" caratterizzata dalle corna di Bisone, è predominante il bosco di latifoglie. Dalla valle verso monte le diverse specie arbustive sono: il carpino bianco (Carpinus betulus), presente nelle vallette più umide e meno esposte all'irraggiamento solare, il carpino nero (Ostrya carpinifolia), associato alla roverella (Quercus pubescens) che occupano le pendici più assolate e i suoli più superficiali. Nel sottobosco le specie erbacee presenti sono tipiche della flora nemorale: elleboro verde (Helleborus viridis), la pervinca (Vinca minor), la primula (Primula vulgaris); nei mesi più caldi fiorisce l'erba cipollina e tutte quelle specie che non necessitano di un intenso irraggiamento solare.

E' doveroso ricordare che in questo ambiente sono state introdotte in passato per motivi economici e strutturali (il consolidamento delle massicciate ferroviarie), delle specie "esotiche" infestanti: la robinia (Robinia pseudoacacia) e la budleia (Budleia davidii).

 La collina

Oltrepassata la fascia rocciosa, il paesaggio assume l'aspetto di un altopiano dominato dall'alternanza di prati e boschi. I prati sono nati dal disboscamento operato a fini agricoli e sono ancor oggi utilizzati per la fienagione e il pascolo brado del bestiame. Tra le specie più comuni e facilmente riconoscibili possiamo ricordare: il trifoglio (Trifolium pratense), le primule (Primula vulgaris), svariate specie di ranuncoli, la silene (Silene vulgaris) dai sepali uniti in un tubo a forma di vescica, il Dente di leone (Tarassaco officinalis), il non ti scordar di me (Myosotis arvensis) e tutte quelle graminacee che compongono il comune foraggio "di mezza montagna".

Le estensioni boscate presenti sono caratterizzate dalla presenza di quercia, di castagno (Castanea sativa), di ciliegio selvatico, di acero, anche se il progressivo abbandono di tecniche colturali ha portato ad una propagazione e a un eccessivo sviluppo di quelle specie poco esigenti, ma di rapido accrescimento quali la robinia, il sambuco, l'onnipresente rovo e specie di particolare interesse botanico come l'agrifoglio.

L'agrifoglio allo stato spontaneo ha generalmente aspetto arboreo, con foglie ovali coriacee,lucide nella parte superiore; i fiori piccoli, bianchi i femminili, orlati di rosso i maschili, producono drupe subsferiche di colore rosso brillante o raramente giallo. È una specie che ama l'umidità e i terreni poco calcarei.

Il sottobosco, oltre alle tipiche specie erbacee del latifoglio è ricco di orchidaceae (Orchis ustulata, Cephalanthera longifolia e Damasonium, Limodorum abortivum, Listera ovata, Platanthera longifolia e chlorantha) mentre tra le specie arbustive si trovano stazioni con la sempreverde daphne laureola e la ginestra dei carbonai.

Servizi

Tributi, finanze e contravvenzioni

Calcolo dell'IMU

​Servizio online per calcolare l'IMU e stampare il modello F24, inserendo i dati richiesti

Ulteriori dettagli

Modalità di accesso

Il Comune di Monte Marenzo è diviso tra Capoluogo e Frazione Levata. Le due parti del paese non sono collegate direttamente con lo stesso servizio pubblico. Monte Marenzo Capoluogo è raggiungibile con il servizio di pullman gestito da Linee Lecco che partendo dalla Stazione FFSS di Calolziocorte, raggiunge il Comune di Monte Marenzo orari servizio trasporto Calolziocorte - Monte Marenzo Monte Marenzo - Frazione Levata è collegata con i Comuni limitrofi di Calolziocorte e Cisano Bergamasco attraverso un servizio gestito da Lecco Trasporti. orari servizio trasporto Calolziocorte - Monte Marenzo (Frazione Levata)

Da Lecco: raggiungete Calolziocorte, superate il semaforo in centro e i due successivi, svoltate a sinistra seguendo le indicazioni per "Valcava - Torre De'Busi - Monte Marenzo" e tenete sempre questa strada; dopo circa 4 Km troverete l'indicazione di svolta a destra per Monte Marenzo: svoltate e seguite sempre questa strada fino a dove sulla sinistra vedete uno spartitraffico con un piccolo monumento dedicato a "Telethon", svoltate ora  a destra verso il Municipio. Dietro il Municipio trovate la Scuola Primaria, dove al piano terra ha sede la Biblioteca.

Da Bergamo: superate Pontida in direzione Lecco, procedete per circa 6 Km, dopo il rettilineo e la discesa sarete in localita' Caprino Bergamasco; dopo circa 500 metri girate a destra in direzione "Celana - Caprino - Torre De' Busi - Monte Marenzo", seguite la strada sempre dritti per circa 5 km e superate l'incrocio per "Valcava - Torre De' Busi - Colle di Sogno": dopo circa 1 Km di discesa, svoltate a sinistra per Monte Marenzo e proseguite fino in fondo al paese (cfr le indicazioni del punto precedente).

Indirizzo

Ulteriori informazioni

Informazioni utili

 

  • Il Mercato a Monte Marenzo si tiene tutti i venerdi dalle ore 08:00 alle ore 12:00 nel parcheggio posto sulla Via A. Manzoni all'altezza del civico 8.
  • Fiere attualmente non ve ne sono.
  • Sul territorio di Monte Marenzo non ci sono nè Cinema, nè Teatri.
    Il Cinema/Teatro più vicino è a Calolziocorte - Cinema Teatro Auditorium Piazza Arci presbiterale, 3 - Calolziocorte (Lecco). Telefono: +39 0341635820
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